Dotto Peritoneo-Vaginale
Ernia inguinale
Nel 176 d.C. Galeno scrisse: “Il dotto discendente al testicolo è un piccolo ramo del grande sacco peritoneale del basso addome”. Osservazione che stabilì la patogenesi dell’ernia inguinale indiretta obliqua esterna. Già in precedenza gli egiziani avevano descritto le ernie inguinali e la loro possibile cura attuata esercitando una pressione esterna. Chi per primo operò l’ernia fu Susruta nel quinto secolo d.C..
Nella prima parte del diciannovesimo secolo l’anatomia del canale inguinale venne accuratamente descritta da Camper, Cooper, Hesselbach e Scarpa. Bassini nel 1887 e Halsted nel 1889 scrissero sul successo dell’impiego delle nuove tecniche impiegate nell’ernioraffia inguinale. Sebbene Banks nel 1884 abbia raccomandato che le ernie venissero trattate con cinti erniari ben adattati, egli stesso operò alcuni pazienti allorché il cinto fallì e descrisse la completa rimozione del sacco erniario mediante l’anello esterno. Nel 1899, Ferguson, descrisse una tecnica che prevedeva la legatura alta del sacco e la ricostruzione senza alterare le strutture del cordone con gli strati anatomici del canale inguinale. Egli suggerì l’esposizione del canale mediante l’incisione dell’aponeurosi obliqua esterna allo scopo di facilitare la dissezione. MacLennan, nel 1914, enfatizò la preferenza per la scelta dell’intervento come cura definitiva per l’ernia inguinale e influenzò il passaggio dall’uso dei cinti erniari alla chirurgia. Egli fu tra i primi a trattare le ernie inguinali anche nei pazienti pediatrici. Potts, Riker e Lewis sostennero la tecnica proposta da Ferguson che prevede l’esposizione, la legatura e rimozione del sacco erniario, per una normale cura dell’ernia nei bambini e questo costituisce ora la base del routinario trattamento chirurgico.
In base a quanto emerso si evince che il momento indicato per trattare un’ernia è quello della diagnosi.
Il procedimento generalmente utilizzato è quello che prevede la legatura del sacco all’anello interno.